Introduzione
La vita è ritmo, e il ritmo è tempo e la musica è ovunque intorno a noi.
Dal più piccolo organismo molecolare all’infinita distesa del cosmo, tutto esiste in relazione al moto in avanti e al movimento del tempo. E ogni tono musicale, battito, cigolio, gracchiare o bip esiste nel tempo e nella relazione di se stesso con l’evento musicale vicino. Mettine insieme un paio o più e avrai una sorta di melodia con un ritmo distinguibile.
Secondo la mia esperienza, la maggior parte dei musicisti, sia principianti che professionisti, tendono a dare il tempo per scontato. Come l’aria che respiriamo, è sempre lì. Ma, a differenza di un atleta disciplinato o di una persona che pratica la meditazione, la maggior parte di noi inspira ed espira senza apprezzare veramente la dolcezza e la potenza dell’aria stessa. Allo stesso modo, un musicista che non apprezza lo spazio di tempo tra le note suonate è più che propenso a privare la musica del suo respiro necessario.
Alcune domande:
“Cosa fa oscillare un brano musicale?”
“Dovremmo contare mentre suoniamo?”
“Quando suonerò la prossima nota? In termini di fraseggio, dovrebbe essere “dietro il ritmo?” “A ritmo? in avanti al tempo?”
“Perché alcuni gruppi suonano così ‘bene e ritmicamente ‘giusti’?”
“Perché balliamo al ritmo della musica?”
questo percorso tenterà di rispondere a queste domande.
I poeti si lamentano di come il tempo passi tra le nostre dita e di come non siamo altro che passeggeri sulla barca della vita, che attraversiamo il tempo e così via. Abbastanza di questo! Propongo che i musicisti inizino a pensare al tempo nel modo in cui un giocatore di football considera la palla che porterà oltre la linea di porta. Non stiamo prendendo in prestito la palla, né la palla ci passa semplicemente tra le mani. Dobbiamo possedere la palla per avere successo. Allo stesso modo, un musicista deve sentire di possedere il tempo quando suona musica ritmica.
L’errore più comune che i musicisti commettono quando suonano i ritmi è quello di trattare le pause come le spezie tra le note, come pause indeterminate dando per scontati questi spazi o indovinandone la lunghezza. RICORDA CHE ANCHE LE PAUSE SONO NOTE! Note silenziose, ma altrettanto importanti quanto le note che suoni. Ogni riposo dovrebbe durare per la sua durata annotata, né più breve né più lungo, questo promemoria dovrebbe servirti bene nel tuo viaggio fisico su quella barca che sta scivolando nel tempo sul set della vita!
Proviamo a chiederci cosa da swing, o groove a un brano musicale?
Perché alcuni gruppi musicali suonano così bene e ritmicamente giusti?
Perché ci viene da battere il piede quando la musica respira nel modo giusto?
Proponiamo un obbiettivo come musicisti: iniziamo a pensare al tempo nel modo in cui un calciatore o giocatore di footbool porta la palla oltre la linea di porta: non tengono la palla in prestito, ma con coscienza e decisione possiedono la palla. Allo stesso modo un musicista quando porta il tempo e corre sulle onde ritmiche della musica.
Un Segreto musicale è…
Cantarsi le pause!
L’errore più comune che i musicisti commettono quando suonano i ritmi p quello di trattare le pause ( gli spazi tra le note) come pause indeterminate, dando per scontato quegli spazi oppure tirando a indovinare la loro lunghezza.
Ricorda che anche le pause sono note: ogni pausa dovrebbe durare per la durata indicata, né più né meno. Già solo questo breve avvertenza potrebbe esserti di grande aiuto nel viaggio musicale sulla barca che sta scivolando nel tempo, sul mare della vita.
Ci sono due tipi di consapevolezza del tempo su cui ci concentreremo: in primo luogo il senso individuale di sentire e di ricevere il ritmo giusto; in secondo luogo, la nostra capacità di suonare in un gruppo (ensemble). Entrambe le situazioni hanno a che fare con la comprensione della giusta quantità di spazio tra ciascuna nota e quindi con il suonare queste note con tale convinzione da aumentare la fiducia dei musicisti intorno a noi.
The Beat (Il Battito o pulsazione)
La musica occidentale sembra avere una predilezione per il metro pari (4/4 2/4).
Quando guardiamo una misura di 4/4 questa ci dice che ci sono 4 movimenti nella battuta e ognuna vale 1/4 dell’intera battuta.
1 – Ora proviamo tutti insieme a suonare in quarti battendo le mani.
2 – Scegliamo una nota sul poprio strumento e suoniamo sempre in quarti.
3 – Al mio gesto (pugno chiuso) inseriremo delle pause e poi riprenderemo a suonare al secondo segno (mano aperta). Ciascuno sceglie se riprendere con clap o con strumento.
Noteremo che queste quattro note, suonate ripetutamente, forniscono un tempo e una pulsazione, tuttavia, non c’è molto altro che possa fornire ispirazione all’ascoltatore.
Da notare che già questo semplice esercizio richiede attenzione e consapevolezza sul tempo suonato o non suonato ma sempre cantato.
Cosa dà a un brano musicale stile o identità?
Vostre risposte…
Sicuramente (oltre alle vostre risposte) l’ingrediente necessario è la suddivisione, o schema ritmico sottostante.
La differenza principale o caratteristica distintiva tra jazz e rock ad esempio, è la qualità della sensazione della suddivisione di quelle quattro note da un quarto. Il jazz ha tradizionalmente una sensazione di oscillazione data dalla terzina nella suddivisione delle crome, mentre il rock ha una sensazione di crome (ottavi dritti) più diretta.
Ogni stile musicale ha il proprio schema ritmico che lo definisce. Comprendere e interpretare queste suddivisioni determinerà il modo in cui la nostra musica suona. L’ascoltare uno stile musicale e poi riproporlo con il proprio strumento rende la nostra esecuzione più semplice e autentica perché il nostro orecchio si è sintonizzato sulla suddivisione giusta.


Consideriamo la pagina sopra come fosse scritta a gruppi di 4 note del valore in quarti. Se la cosa si esegue senza difficoltà procediamo a suonarla prima in quarti e poi come scritta in sedicesimi.
È importante che sul battere della battuta e successivamente sul battere di ogni movimento venga detto a voce “chid” per indicare il beat.
- Da eseguire con bodypercussion
- Strumento: una sola nota
- Giro armonico





Fin qui ci siamo allenati a suonare del pattern armonici con ritmiche che non siamo soliti suonare: quali sono stati gli aggiustamenti ritmici che mi sono creato? Altrimenti detto quali sono le pause che musicalmente mi venivano meno naturali?
Capita a volte di cantare un brano e di non rispettare le pause, di non rispettare la durata delle note.
Solitamente gli strumentisti vanno in crisi se gli si chiede di cantare la melodia del brano anche se hanno la parte scritta sotto gli occhi. Alcune cantanti potrebbero essere in serie difficoltà se gli si dà uno spartito da cantare con un ritmo diverso da come l’hanno imparato.
Facciamo un gioco: prendiamo un solfeggio ritmico e proviamo a cantarlo; poi con la stessa ritmica seguiamo una linea melodica.
Proviamo a prendere un brano del repertorio che conosciamo e ci soffermiamo su una parte che suoneremo prima come scritta e poi rivedendo l’arrangiamento dell’intro del brano strutturandolo prima in tempo quaternario metro semplice e poi binario a metro composto: prima 4/4 e poi 6/8.
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